“Legionella” la malattia dei legionari
Indice
Cos'è e come riconoscerla
E’ stata identificata per la prima volta, in seguito a una grave epidemia avvenuta nel 1976 in un gruppo di ex-combattenti dell’American Legion che avevano partecipato a un Convegno in un hotel di Philadelphia, riaperto all’occorrenza.
Tra gli anziani ex-combattenti, 221 vennero contaminati da un batterio che si era insediato nell’impianto termo idraulico della struttura alberghiera ed alcuni di loro morirono con febbri altissime e sintomi molto simili a quelli dell’influenza. Il batterio fu poi identificato come “legionella pneumophila”, detta anche “malattia dei Legionari”.
Dove si trova
II batterio della legionella pneumophila è normalmente presente in natura, si sviluppa bene a una temperatura compresa fra i 20° e 50° e con un’umidità relativa superiore a 65%.
Il suo sviluppo avviene in ambienti dove sono presenti ristagni di acqua e presenza di aria (es. all’interno delle condutture, boiler e altro). Contribuiscono all’incrementano del suo sviluppo, incrostazioni, corrosioni, porosità dei materiali, rami terminali all’interno dei quali si creano ristagni e raccolta di micronutrienti.
La trasmissione all’uomo avviene per via respiratoria attraverso inalazione di aerosol prodotti dai soffioni delle docce e nebulizzatori.
L’aerosol si forma attraverso minuscole gocce generate dallo spruzzo dell’acqua, più le gocce sono piccole, più facilmente raggiungono le basse vie respiratorie.
L’aereosol può essere generato da:
- sciacquoni di impianti igienici
- apparecchiature medicali per trattamenti respiratori
- riuniti per studi dentistici
- fontane decorative e cascate artificiali
- vasche per idromassaggio o piscine
- impianti di accumulo e distribuzione acqua termo sanitaria
- bagni turchi/saune
- torri di raffreddamento/ condensatori evaporativi
Non è dimostrato che la malattia si possa contrarre bevendo acqua contaminata.
L'ABC per difendersi
Per la scelta del tipo di intervento da adottare, è fondamentale considerare la tipologia dell’impianto e i materiali impiegati, la eventuale presenza di incrostazioni, corrosioni e biofilm, la formazione dei sottoprodotti della disinfezione.
Esistono diversi prodotti e sistemi di intervento:
Iperclorazione
Immettendo in linea una soluzione di ipoclorito di sodio ad una concentrazione di 20/50 mg/l , per circa 2 ore, svuotando completamente circuiti e accumuli. Oppure un’iperclorazione continua fornendo alle utenze una concentrazione di cloro libero da 1 a 3 mg/l.
Trattamento termico
Aumento delle temperature dell’acqua calda a 70-80° continuamente per tre giorni con scorrimento di 30 minuti.
Ionizzazione rame e argento
Immissione all’interno del circuito di ioni di rame (0,2-0,4 mg/l) ed argento (0,02-0,04 m) per svolgere un’azione battericida
Utilizzo di soluzioni stabili di perossido d’idrogeno (acqua ossigenata)
Effettuato una sanificazione shock con interruzione dell’acqua all’utenza per una notte
Radiazioni ultraviolette
Installazioni sull’anello di ricircolo, di lampade a raggi ultravioletti UVC (a vapori di mercurio a bassa pressione 254nm) progettate per temperature dell’acqua fino a 65°
Effetti sulla salute
Vi sono alcuni fattori di rischio che predispongono all’infezione:
- concentrazione del batterio nell’aerosol
- età avanzata
- sesso maschile
- alcolismo e tabagismo
- immunodeficienza
- presenza di malattie croniche
Inizialmente si manifesta con febbre, brividi, cefalea e dolori muscolari, seguiti da tosse secca e difficoltà respiratoria, che in alcuni casi progrediscono fino ad una polmonite grave. Il periodo di incubazione normalmente oscilla da 2 a 10 giorni e i sintomi si manifestano mediamente tra i 3 ed i 6 giorni dopo l’esposizione.
L’unione Europea ha istituito una organizzazione lo EWGLI, con sede in Inghilterra con il compito di raccogliere tutte le segnalazioni che ogni stato europeo rileva nell’ambito del suo territorio.
Per informazioni Ufficio Sanitario Competente per territorio
Dipartimento di Sanità Pubblica AUSL Ferrara
Unità Operativa Igiene Pubblica, Via Fausto Beretta 7
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