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6 MARZO, Giornata europea della logopedia: il servizio AUSL per curare i disturbi del linguaggio nei bambini

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pubblicato il 05/03/2022 10:20, ultima modifica 05/03/2022 10:39
Il 6 marzo ricorre la Giornata europea della logopedia ed è l'occasione per spiegare come funziona all'interno del Servizio di neuropsichiatria infantile di AUSLFE. La logopedia nel Ferrarese opera con 7 equipe, un DSA e uno Spoke Autismo. Gioco, empatia e tecniche altamente specialistiche puntano a migliorare le capacità di relazione di chi ha difficoltà a comunicare
6 MARZO, Giornata europea della logopedia: il servizio AUSL per curare i disturbi del linguaggio nei bambini

Il bambino che gioca negli spazi della Logopedia AUSLFE


La Giornata europea della logopedia è stata pensata per evidenziare l'impatto dei diversi tipi di disturbi della comunicazione sulla vita delle persone. Nel 2022 avrà per tema “For all ages of life”, ovvero la logopedia per tutte le età della vita. Dai neonati ai centenari, la logopedia può intervenire per curare moltissimi disturbi.

Il servizio dell’AUSLFE mette al centro la cura del bambino perché “la sua presa in carico in età prescolare fino a 5 anni prevede di fatto la presa in carico di tutta la famiglia”.

DOVE SI SVOLGE

La logopedia di AUSLFE si svolge all’interno del Servizio di neuropsichiatria infantile ed è radicato sul territorio grazie alla presenza di sette equipe: Ferrara (dove è presente anche il Centro DSA e lo Spoke per l’autismo) Copparo, Codigoro, Comacchio, Cento, Bondeno e Portomaggiore. Il Servizio di neuropsichiatria che comprende la logopatia funziona grazie a una struttura che permette agli utenti di entrare in un contesto multi professionale vivo e sempre in movimento.

A CHI SI RIVOLGE E COME ACCEDERE AL SERVIZIO

E’ un servizio, inoltre, che si rivolge ai bambini e ai giovani compresi nella fascia di età fra 0 ai 18 anni. Il logopedista è un professionista sanitario che all’interno del Servizio di neuropsichiatria si occupa della valutazione e del trattamento dei bambini che presentano delle difficoltà di linguaggio e di comunicazione.

L’accesso avviene tramite la prenotazione di una prima visita. Tale appuntamento può essere preso rivolgendosi al cup, in farmacia o con una telefonata al numero verde. Gli operatori delle 7 equipe di logopedia

OBIETTIVI TERAPEUTICI

L’obiettivo principale del logopedista è quello di creare un rapporto di empatia con il bambino e dunque farsi avvicinare con naturalezza dallo stesso bambino. Il logopedista ha il compito di “buttare giù il muro di diffidenza e aiutare il minore a lasciare spazio il più possibile alla sia spontaneità”. Una spontaneità che il bambino assume quando gioca. “La chiave fondamentale per trovare un aggancio per questa relazione è sicuramente sfruttare uno degli strumenti che i bambini conoscono e padroneggiano meglio: il gioco” spiegano i professionisti che aggiungono: “Il gioco è per loro una cosa molto seria sopratutto per lo sviluppo del linguaggio”. Difficoltà del linguaggio e di comunicazione dove per “concetto di comunicazione si intende il comunicare non come un parlare ma come capacità di entrare in relazione con più persone e poter comunicare agli altri i propri bisogni”. I logopedisti lavorano all’interno di spazi (stanze) per i bambini e le famiglie: all’interno avviene l’incontro con il professionista che è stato formato e specializzato per ascoltare e creare dei legami di aiuto. Che si creano grazie al fatto che si opera in spazi in cui sono presenti giochi e i libri e dove prendono vita sguardi, silenzi, lacrime e senso di rabbia che vengono compresi, comunicati e poi raccontati. Il servizio prevede una prima visita che viene svolta da un neuropsichiatra infantile o da uno psicologo, talvolta affiancato da altre figure dell’equipe, in base al bisogno. Da quel momento, e seguendo le necessità del paziente, vengono poi effettuati degli approfondimenti multidisciplinari che coinvolgono le varie figure riabilitative. Il lavoro del logopedista, dunque, consiste di fatto nel creare un percorso di cambiamento del paziente. Può accadere inoltre che di fronte a bambini di età fra i 6 e i 10 anni, età in cui le competenze linguistiche si dovrebbero già essere sviluppate e consolidate, i canali comunicativi più comuni (per esempio il linguaggio scritto e orale) non sono ancora emersi. Un problema che può essere legato al fatto che possono essere presenti, ad esempio, l’autismo, le sindromi genetiche, PCI e così via. In questi casi i bambini non possono affidare la comunicazione alla propria voce, alla scrittura e spesso nemmeno al loro corpo e all’espressione del loro viso. Il logopedista, dunque, in questi casi sa che deve porsi alcuni obiettivi come: garantire a tutti una comunicazione efficace, importante per lo sviluppo della persona, per le relazioni sociali e per la cura personale. Per il logopedista si aggiunge anche l’obiettivo di concordare strategie e strumenti nuovi con insegnanti ed assistenti per consentire l’apprendimento. Obiettivi che si raggiungono ricorrendo alla Comunicazione aumentativa alternativa (CAA) caratterizzata da un insieme di tecniche, strategie, tecnologie che facilitano e aumentano la comunicazione in persone che hanno difficoltà ad utilizzare i più comuni canali comunicativi. La Comunicazione aumentativa alternativa, tuttavia, è importante sottolineare, che non è una tecnica sostitutiva del linguaggio orale e non contrasta lo sviluppo. Se il bambino ha già iniziato un percorso di CAA è indispensabile che le sue modalità espressive e i suoi strumenti di comunicazione siano conosciuti, sempre disponibili e che tutte le persone che interagiscono con lui siano in grado di usarli. Se il bambino che ha difficoltà di comunicazione non ha ancora ricevuto interventi di sostegno è importante che anche gli insegnanti sappiano cogliere questi bisogni e condividano questa necessità con la famiglia, indirizzandoli, ad esempio, verso un servizio di CAA. “Ogni persona ha il diritto di comunicare e di influenzare la propria vita mediante il linguaggio”.

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