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Nascita di un figlio e depressione. La famiglia attuale fra crisi e sviluppo: quale aiuto possibile?

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pubblicato il 18/05/2011 14:22, ultima modifica 18/05/2011 14:22
La sofferenza psichica che può subentrare durante la gravidanza e nel post-parto è una delle sue priorità d’intervento per il Servizio di Psicologia Clinica Territoriale del Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Ferrara. Questa l'esigenza che ha portato all'organizzazione del seminario che si è svolto a Ferrara lo scorso 17 maggio dal titolo "Nascita di un figlio e depressione. La famiglia attuale fra crisi e sviluppo: quale aiuto possibile?"

Nella cultura attuale, infatti, diventare genitori comporta fare i conti con la profonda ambivalenza della società dove il ruolo materno appare stretto fra la sua idealizzazione da un lato e la sua concreta svalorizzazione dell’altro poiché la maternità non deve condizionare il funzionamento della donna nel lavoro, nelle relazioni esterne e nella bellezza. Il contesto socio-culturale trasmette, dunque, ai genitori l’imperativo di mantenere tutte le funzioni, abilità, responsabilità di “prima” dell’arrivo del figlio integrandole in una dimensione di genitorialità idealizzata senza paure e cedimenti.

Il bambino nasce nella mente dei genitori fin dalla gravidanza: il desiderio di avere un figlio ideale diventa anticipazione di quello reale e come tale favorisce quei cambiamenti psicologici che consentono di accoglierlo nei suoi bisogni. Il processo psicologico che segue la nascita è assai delicato e complesso: il bambino che si è cercato di rappresentare per mesi è arrivato e per i genitori è cominciata la realtà dell’avere un figlio. Si è visto che l’arrivo di un nuovo membro in famiglia costituisce un evento stressante nella misura in cui, a fronte del venire meno di un equilibrio precedente, i neo-genitori non sono in grado di trovare autonomamente un nuovo assetto relazionale. In questo caso il rischio non è solo la sofferenza e l’eventuale psicopatologia individuale, ma anche la rottura precoce del nucleo familiare appena formato, con le inevitabili ripercussioni negative per i genitori e per il bambino stesso.

La depressione post-natale, che generalmente si definisce tale dal parto fino all’anno successivo da questo, colpisce dal 10 al 20% delle donne. Le ricerche hanno messo in luce quanto questa patologia possa interferire pesantemente sul benessere della donna, sulla relazione madre-bambino (incapacità di entrare in sintonia con esso, per es. possibili problemi di allattamento), sullo sviluppo del bambino (ripercussioni a livello emotivo, cognitivo e comportamentale) e sulla relazione di coppia (conflittualità, possibili separazioni).

Sono molti i fattori e gli eventi che possono favorire l’insorgenza di tale problema - fra questi la predisposizione genetica, fattori ormonali e soprattutto fattori ambientali - e da questa considerazione si rileva l’importanza che riveste nella cura di tale patologia la prevenzione primaria e secondaria da parte delle strutture sociali e sanitarie. Il rischio è che la depressione post-natale non venga riconosciuta e non si possano attivare le risorse per affrontarla e curarla. Il mancato riconoscimento si può comprendere innanzitutto con la resistenza della stessa madre e del suo ambiente ad ammettere la coincidenza, profondamente colpevolizzante, fra maternità e depressione.

Tanto più precoce è il riconoscimento di tale disturbo tanto più efficace è la cura. Per questo motivo, il Servizio di Psicologia Clica dell’AUSL ha organizzato il seminario “NASCITA DI UN FIGLIO E DEPRESSIONE - La famiglia attuale fra crisi e sviluppo: quale aiuto possibile?”: per fornire strumenti in grado di riconoscere il disagio legato alla nascita di un figlio al fine di prevenire l’instaurarsi di una vera e propria sofferenza. Affrontare insieme i problemi del post portum significa favorire l’ascolto e l’adattamento reciproco favorendo la coesione rispetto alle funzioni genitoriali che li attende.

Per info sull'argomento: depressione@ausl.fe.it

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