Aviaria, positivo un terzo lavoratore
Terzo caso di contagio umano di aviaria in Emilia-Romagna. La conferma è arrivata nel pomeriggio di ieri, martedì 10 settembre, dall’Istituto superiore di sanità. Si tratta di un operatore – dipendente della cooperativa impegnata nelle operazioni di abbattimento - che era risultato positivo ai test eseguiti al Sant'Orsola di Bologna.
Anche in questo caso, come i due precedenti, il lavoratore è stato sottoposto ad isolamento domiciliare e gli sono state fornite indicazioni igieniche da seguire ed è in sorveglianza attiva fino a guarigione clinica. Fino ad ora sono tre i casi verificati e riguardano lavoratori.
Per i 59 lavoratori esposti nei primi 4 allevamenti, anteriormente alla individuazione dei focolai si è conclusa la sorveglianza sanitaria. Un lavoratore del quinto focolaio (la pulcinaia di Mordano) è ora in sorveglianza attiva da parte degli operatori della sanità pubblica, così come 6 familiari dei casi accertati o sospetti. Sono, inoltre, in sorveglianza attiva 10 persone per il focolaio rurale di Bondeno (Ferrara).
Per tutti gli altri lavoratori coinvolti (circa 300) - impegnati comunque con diverse mansioni e durata nelle operazioni di controllo dei focolai - è prevista una specifica sorveglianza sanitaria.
Cosa fare per chi ha allevamenti domestici
Per quanto riguarda gli allevamenti domestici di galline, anatre, oche e altri volatili - definiti in gergo “allevamenti avicoli rurali” - non ci sono pericoli che possano derivare dal consumo delle loro carni o uova.
Le precauzioni
Le precauzioni da utilizzare sono quelle che servono per evitare il contatto con animali selvatici: in questo momento di emergenza è necessario proteggere gli animali tenendoli al chiuso. Inoltre, è opportuno che i proprietari degli animali e i loro familiari evitino sia il contatto con animali di specie sensibili (galline, anatre, oche e altri volatili) all’influenza aviaria di altri allevamenti sia lo scambio di attrezzature per la gestione di questi animali.
Se si sospetta il contagio
Nel caso di sospetto della malattia, ossia una morte improvvisa e contemporanea di diversi animali come nel caso di Bondeno, occorre contattare il Servizio veterinario del Dipartimento di sanità pubblica dell’Azienda Usl di riferimento, che provvederà ad effettuare gli accertamenti necessari.
I Servizi veterinari delle Aziende Usl di concerto con il Servizio veterinario e igiene degli alimenti della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con i Comuni coinvolti stanno predisponendo ulteriori informative (Faq) al fine di rispondere ai più frequenti dubbi e domande che i cittadini si pongono circa i comportamenti da tenere e le informazioni di cui disporre in questa circostanza.
Ad oggi, quindi, sono sei i focolai di influenza aviaria registrati in Emilia-Romagna. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato individuato il 5 settembre a Bondeno, in provincia di Ferrara, in un allevamento domestico. Gli altri allevamenti contagiati dal virus, tutti di proprietà di Eurovo, si trovano a Ostellato e Portomaggiore nel ferrarese e a Mordano nel bolognese.
Prosegue, intanto, il monitoraggio degli altri allevamenti della zona coordinato dalla Regione d’intesa con le Aziende sanitarie, il ministero e il centro di riferimento nazionale per l’influenza aviaria.
Il punto in Assemblea legislativa
Martedì 3 settembre in Assemblea legislativa gli assessori Carlo Lusenti (Politiche per la salute) e Tiberio Rabboni (Agricoltura) hanno presentato una relazione tecnica alle commissioni Sanità e Politiche economiche.
L'aviaria è arrivata in Emilia-Romagna attraverso le anatre in migrazione (questa l’ipotesi più avvalorata, contenuta nella relazione) che avrebbero contaminato i parchetti esterni degli allevamenti, dove, di giorno, razzolavano le galline. Da lì il virus si sarebbe poi trasmesso sia con il trasporto delle uova che con una probabile diffusione aerogena.
In accordo col ministero della Salute, in seguito all’identificazione dei focolai animali, la Regione ha adottato immediatamente tutte le procedure necessarie per porre sotto controllo l’infezione.
Virus H7N7 e trasmissione all’uomo
Il virus H7N7 non si trasmette facilmente all’uomo, che può infettarsi solo se viene a trovarsi a contatto diretto con l’animale malato o morto. A differenza di altri virus aviari (per esempio l’H7N9 o l’H5N1), l’H7N7 tende a dare nell’uomo una patologia di lieve entità (tipo la congiuntivite), come è già stato osservato in un’epidemia verificatasi anni fa in Olanda, dove il 7-8% del personale a stretto contatto con gli animali ha sviluppato una congiuntivite, e circa il 2% una sindrome influenzale. Fatta eccezione per la congiuntivite, la trasmissione da persona a persona è eccezionale, per cui il rischio di comunità è estremamente basso o addirittura irrilevante.
Le misure per la sorveglianza sanitaria
Su indicazione dei Dipartimenti di Sanità Pubblica (Dsp) delle due aree interessate, coordinati dal Servizio sanità pubblica regionale, è stata disposta la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti con indicazione di visita giornaliera da parte del medico competente di tutti i lavoratori per un periodo di 10 giorni dall’ultima esposizione (massimo del periodo di incubazione). I controlli negli allevamenti proseguono senza sosta e allo stato attuale non è emersa nessun altra positività.
Il settore avicolo in regione
In Emilia-Romagna (seconda regione in Italia) produttrice di carni avicole ci sono oltre 1.100 allevamenti di diverse specie avicole, con un numero stimato di 36 milioni di capi. Il settore avicunicolo in Emilia-Romagna vale oltre 600 milioni di euro, quello delle uova oltre 320 milioni di euro. Agli allevatori colpiti dalla malattia viene riconosciuto il rimborso del valore degli animali abbattuti al prezzo dei listini commerciali nazionali, il mangime stoccato in allevamento e le uova distrutte. Gli indennizzi vengono anticipati dalla Regione e rimborsati dallo Stato e dalla Comunità se la liquidazione all’allevatore si è conclusa entro 60 giorni dalla fine del periodo di osservazione post abbattimento (21 giorni).
Sospeso l'utilizzo di uccelli da richiamo
E' stato sospeso in Emilia-Romagna l’utilizzo di uccelli da richiamo per la caccia. Si tratta di una misura cautelativa per limitare il diffondersi del virus H7N7 dell’influenza aviaria, prevista da un’ordinanza del ministero della Salute in tutti i casi in cui sul territorio nazionale si modificano le condizioni epidemiologiche. Il provvedimento che di fatto diventerà operativo dal 15 settembre, data di apertura della caccia sul territorio regionale, riguarda gli uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli anseriformi e caradriformi.