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Dal 1° giugno 2014 attivati gli Ospedali di Comunità di Copparo e Comacchio

pubblicato il 10/06/2014 12:58, ultima modifica 10/06/2014 12:58
Una struttura intermedia, tra ospedale e territorio in grado di assicurare un servizio migliore alla comunità locale

L’Ospedale di Comunità (OsCo), secondo le indicazioni regionali, è una struttura di degenza territoriale, inserita nella rete dei servizi distrettuali, a forte gestione infermieristica, che prevede la presenza di infermieri e operatori sociosanitari 24 ore su 24, con assistenza medica garantita dai medici di medicina generale e dai medici della continuità assistenziale, con il supporto degli specialisti della Casa della salute. E’ una struttura intermedia, tra ospedale e territorio, in grado di assicurare un servizio migliore alla comunità locale, che riqualifica e rafforza la sanità ferrarese. 

“L’OsCo – afferma Andrea Zamboni, medico di medicina generale e coordinatore della Casa della Salute "Terre e Fiumi" di Copparo -  è una progressione dell’integrazione delle cure settate sull’esigenza specifica e personalizzata del paziente e della famiglia, peculiarità della modalità di attività del medico di medicina generale (MMG). È lo strumento per attuare la Medicina delle 4P - Predittiva, Preventiva, Personalizzata e Partecipata che rappresenta una rivoluzione nel setting dell’assistenza territoriale. Finora abbiamo sviluppato modalità di assistenza” ad personam” concentrate sul domicilio del paziente complesso  con la difficoltà di gestione integrata per la numerosità  dei pazienti e della loro complessità intesa nel senso di comorbidità da trattare.  L’OsCo offre la sintesi dell’assistenza, dove il MMG  crea un percorso personalizzato per gli assistiti coadiuvato da un team multidisciplinare integrato in cui viene reso ancora più evidente la necessità del coinvolgimento e la presa in carico  famigliare.  Potranno accedere all’OSCO i pazienti che non necessitano più di ricovero ospedaliero che però non possono  rientrare a casa per le difficoltà di gestione clinico assistenziali, allo stesso modo anche quei  pazienti con  dimissione programmata  e le persone provenienti da casa.

La figura di riferimento per la gestione è l’infermiere case manager che prende in carico il paziente  e lo  accompagna lungo il percorso assistenziale stabilito in base a criteri condivisi con il MMG e gli specialisti. Nell’Osco infatti la funzione assistenziale è garantita dagli infermieri e dagli operatori socio sanitari presenti nelle 24 ore integrata con il MMG che  gestisce i casi con accessi giornalieri  programmati, con una reperibilità 8 - 20. La peculiarità dei percorsi è volta a completare tutti quegli aspetti assistenziali relativi all’integrazione tra ospedale e territorio, per cui alla dimissione del paziente dalla struttura ospedaliera o al manifestarsi di difficoltà al domicilio, si programma l’assistenza per le specifiche necessità che per la loro complessità clinica o sociale non possono essere delegate al malato o alla famiglia: educazione alla terapia o sua revisione, rivalutazione in fase di scompenso, educazione alla terapia e supporto.” 

Enrico Bellotti MMG e coordinatore del Nucleo di Cure Primarie di Comacchio descrive così la sua esperienza:

“Il primo Giugno scorso per sette medici di famiglia di Comacchio è iniziata un’ esperienza di lavoro che si prospetta essere davvero una importante opportunità per valorizzare la figura del medico di medicina generale, non solo nell’ambito del loro territorio, ma ritengo verrà osservata con molta attenzione anche dai dirigenti locali e regionali poiché trattasi davvero di esperienza del tutto nuova. Le cure intermedie e le caratteristiche  dell’OSCO sono già da tempo ben descritte dalle linee Regionali, gli obiettivi, la tipologia dei pazienti, il livello e l’intensità delle cure  i parametri di inclusione  e di  esclusione dall’inserimento  nel setting  di ricovero dell’OSCO  sono delineati, ma la grande scommessa la si gioca  sul protocollo organizzativo e sull’equipe che tale protocollo costruirà direi giorno per giorno  sul campo. Nell’OSCO  l’infermiere è il responsabile  dell’organizzazione delle cure , ed al medico spetta il compito diagnostico terapeutico; il protocollo operativo vede medici,  infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti e assistenti sociali collaborare senza più una scala gerarchica, ma sulla base della solidarietà di equipe finalizzata all’erogazione di buone cure appropriate ai bisogni di quei pazienti. Il paziente tipo che  sarà curato in questo setting è fondamentalmente il paziente cronico, con percorso diagnostico  ultimato, che necessita di cure di media intensità erogabili anche a domicilio ma che per problemi sociali non può utilizzare lo strumento previsto per questo cioè l’ADI. L’assistenza domiciliare integrata di primo o secondo livello non sempre è erogabile, poiché necessita di un supporto familiare irrinunciabile ed all’altezza dei compiti e questo a volte manca pertanto questi pazienti devono peregrinare nei pronto soccorsi con grave  loro disagio e ricoverati in letti ospedalieri che invece dovevano servire ben altro tipo di utenza  cioè gli acuti. Era dovere delle cure territoriali accoglierli e l’OSCO è una buona risposta. Era dovere del medico di famiglia proporsi per occupare questo ruolo che sembra essere disegnato sulle sue prerogative i prossimi mesi diranno se ne siamo capaci. Per ora non manca la determinazione ,non manca l’entusiasmo e la speranza ,non nascondo che non mancano nemmeno i timori per un salto in un terreno nuovo per alcuni aspetti (lavoro di equipe) per noi poco sperimentato,dovranno soccorrerci la grande passione che ci fa amare il nostro lavoro e la grande elasticità   e capacità di saper ascoltare i pazienti ed ora anche i collaboratori con umiltà e buon senso.”

L’organizzazione dell’assistenza viene ben descritta da Elisa Mazzini, Responsabile dell’area territoriale per la direzione infermieristica dell’AUSL di Ferrara:

L'infermiere negli ospedali di comunità garantisce la risposta assistenziale ai "nuovi"  bisogni che sono di carattere esistenziale e riguardano l’intero “vivere” delle persone, pertanto investono tutte le dimensioni dell'essere persona: fisica,psichica, sociale, spirituale. Si realizza, così un modello assistenziale che supera la logica prestazionale (prestazione come fine anziché come mezzo) e che garantisce la “presa in carico” della persona, dei caregiver e della loro situazione con il lavoro integrato dell'infermiere e del MMG.  La continuità di cura richiede che il malato e la sua famiglia siano accompagnati, dall’ospedale al proprio domicilio, ricevendo un insieme coerente e organico di informazioni, conoscenze e abilità pratiche per far fronte in modo autonomo e competente alla realtà quotidiana della malattia.  L'infermiere  lavora in una rete di servizi, il cui centro è rappresentato dal paziente, dai suoi familiari e dal percorso di cura. L’umanizzazione implica un ripensamento che deve tradursi nella capacità dei professionisti della salute di integrarsi per rispondere ai bisogni dei cittadini. Non esiste un malato del medico, uno dell’infermiere o uno del fisioterapista!  Dal punto di vista degli infermieri, nella filosofia della qualità totale, non si può fornire un prodotto eccellente se coloro che lo producono non sono attivamente coinvolti. Non come piccole ruote di un ingranaggio, ma come protagonisti attivi che pensano le soluzioni e le propongono, fanno progetti e li realizzano, ottengono piccoli miglioramenti.  Abbiamo la consapevolezza che l’autonomia non esiste senza responsabilità e che richieda competenza e capacità di lavoro interdisciplinare per rispondere non ai bisogni di altre professioni, ma ai bisogni di salute dei cittadini.
L' OsCo così concepito, diventa un punto di incontro in cui gli utenti e le famiglie possono fare affidamento per ottenere risposte ai loro bisogni di assistenza infermieristica. In questo modo l'infermiere  diventa una figura di riferimento riconosciuta all'interno della comunità. L' attività dell'infermiere  si caratterizza come promozione della salute nella comunità attraverso l'integrazione delle cure infermieristiche con tutte le esigenze di ordine sanitario, sociale e soprattutto educativo del nucleo famigliare, con un approccio volto a valorizzare le risorse delle singole famiglie indirizzandole verso una corretta autocura ed autogestione.”

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