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AGGIUNGI UN POSTO AL TAVOLO! Il Community Lab e la programmazione locale partecipata

pubblicato il 16/12/2015 11:55, ultima modifica 21/12/2015 09:46
L’appuntamento con i Laboratori del “Community Lab e la programmazione locale partecipata” è Venerdì 18 alle ore 11.30 a Bologna Opificio Golinelli con gli interventi di 33 professionisti tra i quali Paola Bardasi direttore generale di Ausl Ferrara con le esperienze di Ferrara e Comacchio.

Ferrara,  17 Dicembre 2015.  Diffondere e replicare le buone pratiche e la cultura del lavoro in team valorizzando i ruoli di tutti i professionisti coinvolti nei processi di programmazione locale, è l’obiettivo del progetto Community Lab  avviato per il sistema sanitario dalla Regione Emilia Romagna e dall’Agenzia Sanitaria Regionale. Elisabetta Gualmini, Assessore alle Politiche di Welfare e Politiche Abilitative e Vice-Presidente Regione Emilia Romagna e Maria Augusta Nicoli dell’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale dell’Emilia-Romagna, curano la presentazione guidata a Bologna delle esperienze di programmazione locale partecipata Community Lab e delle quattro “piattaforme” di discussione.

I trentatre esploratori tra cui dirigenti regionali, amministratori, studiosi, docenti e persone del mondo della cultura  avranno il compito di animare il confronto e lo scambio al quale partecipa anche Paola Bardasi direttore di Ausl Ferrara con il contributo dell’esperienze di Ferrara incentrate sui progetti sociali dedicati a Ferrara e Comacchio.

I PIONIERI DEL COMMUNITY LAB, PROTAGONISTI DELLA GIORNATA.

Distretto Centro Nord Ferrara (FE), Ferrara Zona Doro (FE), Comune di Comacchio (FE), Unione dei Comuni della Bassa Romagna (RA), Comune di Cervia (RA), Unione dei Comuni della Val D’Enza (RE), Unione dei Comuni della Bassa Reggiana (RE), Unione dei Comuni del Frignano (MO), Quartiere Borgo Panigale (BO), Quartiere Reno (BO), Quartiere San Vitale (BO), Comune di Bologna, Distretto di Casalecchio di Reno (BO), Distretto di Vignola (MO), San Cesario Sul Panaro (MO), Distretto di Forlì (FC), Unione Terre D’Argine (MO), Comune di Mordano (BO), Comune di Reggio Emilia (RE), Comune di Piacenza (PC).

GLI ESPLORATORI.

Chiara Sapigni, Paola Bardasi, Adriana Giannini, Agata Mazzeo, Albano Dugoni, Alberto Bellelli, Amelia Frascaroli, Andrea Neri, Annarita Ferrante, Antonio Brambilla, Ardigò Martino, Bruna Zani, Cristina Marchesi, Eros Drusiani, Flavia Franzoni, Gabriella Brascaglia, Gino Mazzoli, Giulia Allegrini, Graziella Giovannini, Leonardo Draghetti, Luca De Paoli, Maria Luisa Moro, Matteo Sassi, Maura Forni, Maurizio Bergamaschi, Paola Donati, Patrizia Rampioni, Raul Mosconi, Roberta Paltrinieri, Roberto Mazzini, Stefano Cugini, Vincenza Pellegrino, Werther Albertazzi.

FERRARA COMMUNITY LAB - STORIA DI UN PERCORSO PARTECIPATO

Il Community Lab, nell'ambito territoriale della provincia di Ferrara, inizia nel 2013 e vede principlamente attive due città: Ferrara e Comacchio. In quell'anno, la Provincia di Ferrara insieme all'Azienda Usl presentano all'Agenzia Sanitaria e Sociale della Regione Emilia Romagna la candidatura di per attivare un percorso Community Lab[1] sulla salute e il benessere delle donne, in particolare sul disagio e la sofferenza legati al lavoro o all'assenza di lavoro.

Sono stati realizzati diversi incontri[2] di focus group ed eventi pubblici, tra Comacchio e Ferrara, con la finalità di condividere il percorso con diversi soggetti: personale del pubblico impiego (Comuni, Provincie, Azienda Usl e ASP), organizzazioni del terzo settore attive sul tema delle politiche di genere, e persone che gradualemente sono state coinvolte nelle varie fasi del percorso partecipato. 

L’obbiettivo generale di un Community Lab è la costruzione di una nuova rappresentanza di esperienze e saperi solitamente non rappresentati ed il conivolgimento di chi non ha spazi pubblici di parola, perché resa/o “invisibile” dalla precarietà o dall'esclusione (economica, sociale, culturale).

Nella Provincia di Ferrara, in particolare, il Community Lab ha avuto come obiettivo  quello di essere un “Tavolo di pensiero e di proposta” sulla salute e il benessere delle donne e di ricerca di nuove “risorse informali” comunitarie, non visibili nella relazione tradizionale con le istituzioni.

Nei focus group del territorio di Comacchio, ogni partecipante prendeva l’impegno di invitare gruppi informali di cittadini o singole persone – con attenzione particolare verso le donne – che solitamente non partecipano agli incontri istituzionali o ad eventi pubblici, ma potenzialmente interessate a questo percorso. La finalità era raggiungere persone che potessero arricchire gli incontri con punti di vista innovativi, scardinando automatismi nel dialogo tra cittadini e istituzioni. La 2ª fase del percorso è stata proporre alle partecipanti delle video-interviste, nelle quali sono state invitate a raccontarsi. Le domande che abbiamo rivolto loro riguardavano il lavoro, o l'assenza di lavoro (quindi il vissuto legato al non lavoro), la conciliazione dei tempi tra famiglia, figli e lavoro, la vita quotidiana rispetto al territorio, quali servizi desiderassero per la loro città e quale avrebbe potuto essere il loro ruolo in questi servizi. Ad ogni focus group, alcune di queste interviste sono state condivise: questo ha fatto sì che altre donne abbiano trovato il coraggio di parlare, di raccontarsi e affrontare tematiche sociali che riguardano anche situazioni di disagio. Le interviste fatte alle donne partecipanti sono state effettuate nei loro luoghi di ritrovo o in luoghi associativi, per favorire l’intimità e l’apertura (ad esempio presso il Centro Italiano Femminile, il Centro per le Famiglie, un asilo, una cooperativa sociale, oppure ascoltando i racconti di precarietà, partecipando ad alcune manifestazioni di lavoratrici minacciate dalla perdita del lavoro). Le interviste sono poi servite decisamente alle partecipanti dei focus group, per costruire la metodologia di lavoro successiva, ovvero la restituzione alla comunità del lavoro svolto.

E' stato scelto di organizzare un evento pubblico attraverso il teatro sociale, proponendo dei laboratori teatrali per costruire uno spettacolo. Le donne partecipanti hanno reso visibile all’intera comunità di Comacchio – con una metodologia “leggera”, ma forse più coinvolgente e diretta rispetto ai classici seminari, report, dati statistici – le problematiche sociali, i desideri ed i bisogni di una parte della comunità stessa:

Ad oggi, grazie anche alle interviste realizzate, il Comune di Comacchio ha messo a disposizione uno spazio pubblico verde per tutte le famiglie, al fine di condividere momenti di socialità e solidarietà. Inoltre, attraverso l'entusiasmo e l'attiviazione delle donne partecipanti al percorso Community Lab, a Comacchio è attivo un gruppo di persone (donne e uomini, bambini ed anziani) che si riuniscono per condividere le tematiche sociali attraverso il Teatro Sociale Comunitario.

Il Comune di Ferrara, attraverso la sua cabina di regia, ha fatto una scelta diversa riguardo al focus dell’oggetto di lavoro, anche in considerazione della differenza tra il territorio comacchiese e quello ferrarese. Le persone partecipanti hanno condiviso una visione della precarietà che parte da tante diverse esperienze, raccontate direttamente da chi le vive, nel lavoro, nella relazioni, nel modo di vivere la città. Anche in questo caso, con la stessa modalità di coinvolgimento delle persone utilizzata a Comacchio (focus group, interviste, laboratori partecipati) è stato possibile raccolgiere molto materiale. L'evento pubblico di restituzione è stato il Future Lab[3], un laboratorio partecipato di co-progettazzione. Si tratta di un processo partecipativo: si ascoltano le persone, si riflette sulle difficoltà del presente e su come si possa affrontarle in una chiave di visione futura, con lo scopo di individuare risorse già vive e presenti nella comunità, un vero e proprio esperimento di cittadinanza attiva. Il Future Lab è anche un processo deliberativo: difatti, alcune proposte progettuali emerse da questa giornata saranno inserite nella programmazione del nuovo piano socio-sanitario.

IL COMMUNITY LAB 

I percorsi sperimentali del community lab vogliono a rendere alcuni progettazioni e percorsi partecipativi più comunitari e aperti alle nuove istanze che vengono dalla società. L’obiettivo  del Community Lab è estrapolare dalle  esperienze in atto a livello regionale,  indicazioni operative su come si potrà realizzare la programmazione locale -Piani di zona per la salute e il benessere sociale- in senso partecipato considerando i diversi livelli in cui si articola il processo decisionale.

Il Community Lab è un modello di elaborazione partecipata e metodologicamente fondata sulla convinzione che lo studio di contesti micro offra le chiavi di lettura per comprendere il livello macro.

Le relazioni interindividuali generano risorsa per la comunità, i conflitti concreti svelano distanze nuove e  queste reali dinamiche locali possono svelare nuove forme di disagio sociale ma anche indicare le risorse disponibili in termini di partecipazione, e valutare il tipo di partecipazione adatta a sostenere nuove forme di welfare. 

Nel caso della sanità l’obiettivo è capire con lo studio di diverse situazioni di partecipazione, quali politiche possano essere utilmente affrontate in maniera partecipata e come farlo in maniera efficace e non strumentale. I casi locali, scelti da due situazioni precise, sanitario e sociale, sono un’esemplificazione di quanto si sta producendo nel territorio regionale sia in termini di processi partecipativi nella fase di programmazione locale sia in termini di azioni progettuali per innovare sistemi integrati di risposta ai bisogni emergenti con forme di partnership che coinvolgono i diversi attori sociali.   L’obiettivo quindi non è solo quello di censire “buone pratiche” ma di capitalizzare esperienze e competenze per render possibile trasferimenti delle stesse pratiche, per tracciare strategie condivise e individuare operativamente come costruire processi partecipativi legati ai diversi livelli decisionali (programmazione, progettazione, interventi ad hoc).


[1]L’obiettivo di fondo del Community Lab è quello di estrapolare dallo studio di casi (esperienze in atto a livello regionale) indicazioni operative su come si potrà realizzare la programmazione locale (Piani di zona per la salute e il benessere sociale) in senso partecipativo, considerando i diversi livelli in cui si articola il processo decisionale. Il Community Lab è un modello di elaborazione partecipata, metodologicamente fondato sulla convinzione che lo studio di contesti "micro" offra le chiavi di lettura per comprendere il livello "macro": le relazioni interindividuali generano risorsa per la comunità, i conflitti concreti svelano distanze nuove; queste concrete dinamiche locali possono svelare nuove forme del disagio sociale, ma anche indicare le risorse disponibili in termini di partecipazione, e valutare il tipo di partecipazione adatta a sostenere nuove forme di welfare.

[2] Ferrara Focus Group (8.5.2013, 10.7.2013, 15.10.2013, 11.4.2014,10.7.2014, 18.9.2014,22.10.2014).

Laboratori Partecipati (22.5.2014e30.9.2014in media partecipanti trenta a incontro).

Interviste a singole persone: venti partecipanti.

Evento Pubblico: 15 novembre Future Lab "Quali facce ha la precarietà?" (partecipanti 125 persone).

Comacchio

Focus Group (05/06/2014, 4.07.2013, 19.09.2013, 17.10.2013, 6.11.2013, 10.4.2014, 6.6.2014)

Interviste a singole persone realizzate: quaranta.

Eventi Pubblici: 13.12.2013 "Andar per storie: la sofferenza delle donne nel mondo del lavoro" (partecipanti: 80 persone).

Laboratori di teatro sociale: 14, 21, 28 e 31 maggio (media partecipanti : 30 persone ad incontro).

2.06.2014 "La Parola delle donne a Comacchio", spettacolo di Teatro Sociale delle donne partecipanti al percorso (partecipanti: 100 persone).

[3] La metodologia del Future Lab, ideata dal tedesco Robert Jungk, è utilizzata nei Paesi del Nord-Europa per la pianificazione e il miglioramento dei servizi al cittadino. In Emilia-Romagna, questo metodo è stato sperimentato a livello regionale dall’Agenzia Socio-Sanitaria su molte tipologie di partecipanti (cittadini adulti, anziani, portatori di handicap, ragazzi) sempre considerati degli esperti in grado di migliorare e arrochire la qualità sia dei processi partecipativi, sia dei servizi che questi processi sono chiamati a far nascere. Il Future Lab si propone come “nuovo setting politico”, vale a dire una nuova forma di elaborazione politica, focalizzata su linguaggi espressivi, narrativi, teatrali e sulla cura dei gruppi, a partire dalle modalità di invito e convocazione delle persone, sino all'elaborazione di forme di convivialità in grado di favorire ulteriormente la pratica della visione e della “navigazione simbolica” nel futuro, sostenendo la produzione di “aspirazioni al cambiamento”. Nel Future Lab, la progettualità viene coltivata per 3 fasi: una prima fase di confronto sulla quotidianità dolente (l’evocazione delle fatiche quotidiane e l’esplorazione della domanda «cosa accadrebbe se continuassimo così?»); si passa poi ad una seconda fase, centrata sulla possibilità di emancipazione dalla visione negativa («cosa accadrebbe se modificassimo quegli aspetti?» o, meglio, «quale quotidianità futura vivremmo?»). La terza fase di lavoro ha l’obiettivo di dare corpo e concretezza alla seconda fase: dall’utopia alla realtà, ovvero «quali azioni bisognerebbe mettere in pratica al fine di realizzare la nostra utopia?».

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