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Casa della Salute Terre e Fiumi di Copparo & Alda Costa

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pubblicato il 21/11/2017 08:11, ultima modifica 21/11/2017 08:11
Giovedì 23 Novembre alle ore 17 nell’Atrio del Comune di Copparo continua il ciclo d’incontri dedicato alla figura di Alda Costa. Storie di Persone e di Servizi. La Comunità Incontra …

Ferrara, 21 Novembre 2017.  “Alda Costa e Emancipazione femminile e salute:  Impegno, azione sindacale,  politica e giustizia sociale” è il titolo dell’intervento di Paola Castagnotto, responsabile dell’Ufficio per l’integrazione socio sanitaria di Ausl Ferrara  Giovedì 23 Novembre alle ore 17 nell’Atrio del Comune di Copparo. L’appuntamento è parte di un ciclo d’incontri dedicato alla figura storica di Alda Costa, maestra e donna impegnata in politica per il miglioramento della condizioni di vita e di salute dei più deboli -a partire dai suoi scolari- e il suo rapporto con le comunità locali, in particolare con Copparo.

Il calendario degli appuntamenti termina Lunedì 11 Dicembre alle ore 17  nella Sala Riunioni al Piano Terra della Casa della Salute Terre e Fiumi di Copparo  in Via Roma 18, Chiara Benvenuti, Direttore del Distretto Centro-Nord di Ausl Ferrara con “Alda Costa. Casa della Salute bene della Comunità:  dal dire al farsi Accogliente”.

L’evento “La Comunità Incontra …  Casa della Salute Terre e Fiumi di Copparo & Alda Costa” è l’esempio di come -oggi- le istituzioni pubbliche e sanitarie del territorio collaborano e s’integrano completamente organizzando un riferimento unitario di “cura e attenzione” per la “Comunità”  ispirandosi e attualizzando il prezioso insegnamento sociale e l’esempio di tutta una vita sacrificata per l’educazione e la cura delle comunità più povere e deboli del ferrarese: quella di Alda Costa*.

 *Alda Costa nacque a Ferrara il 26 gennaio 1876, studiò fino a conseguire il diploma di maestra elementare e iniziò la sua attività nel 1895 con supplenze temporanee a Marrara, Boara, Fondo Reno, Quacchio, Spinazzino; dal 1° settembre 1899 il Consiglio Comunale di Ferrara la nominò insegnante elementare con uno stipendio iniziale di 1.000 lire annue.

La povertà e la denutrizione delle sue prime scolaresche furono sentite dalla Costa come un’insormontabile ostacolo allo studio e apprendimento da rimuovere sia con la sua attenta responsabilità educativa sia con un’azione sociale e politica in favore della popolazione indigente.

Indicativo, di questo suo profondo modo di vivere il ruolo di educatrice, è quanto scrive sul periodico  “Pensiero Socialista” nel 1906: "Impartite ... delle utili cognizioni, ci si ripete. Oh, non sapete dunque che le loro deboli menti di denutriti non riescono ad afferrare le più semplici fra le cognizioni! Che irrisione per voi poveri bimbi l'istruzione pubblica, gratuita, obbligatoria. Che irrisione e che crudeltà! Presentarvi un libro quando negli occhi, nel viso, in tutto il vostro misero corpicciolo non avete che un grido: "ho fame!".

Alda Costa partecipò, quindi, con determinazione e forza alla vita politica-sociale per ridurre le cause di queste miserevoli limitazioni di vita e per affrontare la generale denutrizione dei suoi alunni capendo con grande chiarezza che tali condizioni influivano in modo pesantemente negativo sulla loro salute e sul loro profitto.

L’attività politica di Alda con l’adesione nel 1907 alle idee socialiste riformiste, fu particolarmente attenta alle donne con la fondazione di circoli femminili socialisti nelle campagne e con una preziosa attività d’informazione giornalistica su periodici ferraresi come Eva e Bandiera socialista.

Un ruolo di dirigente socialista che mantenne tutta la vita anche dinanzi allo scatenarsi del successivo squadrismo fascista che innescò contro di lei continui atti intimidatori: perquisizione domiciliare; sospensione dall'insegnamento;  licenziamento; invio al confino per cinque anni, poi ridotti a due alle Tremiti e in Basilicata, al cui termine reintegrata nei suoi diritti dal Consiglio di Stato, dovette chiedere il pensionamento anticipato e chiudersi sofferente a causa delle condizioni di vita subite durante il confino, nella casetta alla periferia di Ferrara dedicandosi all’insegnamento privato.

Casa frequentata da giovani impegnati, come Giorgio Bassani e Claudio Savonuzzi, luogo d’incontro con i compagni di un tempo per riannodare le fila degli antifascisti. Durante la seconda guerra mondiale, fu arrestata dall’OVRA la polizia segreta del regime fascista; tenuta in carcere per un mese e sottoposta a durissimi interrogatori e maltrattamenti, non cede e non rivela i nomi dei compagni socialisti.

Dopo il 25 luglio 1943 viene liberata, ma subisce un nuovo arresto il 15 novembre del 1943,  dopo la “Lunga Notte del  ‘43” con l'uccisione del federale repubblichino ferrarese Ghisellini che provocò a Ferrara la rappresaglia fascista con gli eccidi del Castello Estense.

Trasferita dalle carceri di Ferrara a quelle di Copparo, qui, viene ricoverata per leucemia linfatica, complicata da broncopolmonite e insufficienza cardiaca, nell’ospedale locale dove si spegnerà, alle ore 12.45 del 30 aprile 1944.

Il Pretore di Copparo Antonio Buono, che l’aveva aiutata a passare una lista di compagni per ricostruire le fila del partito, in punto di morte raccoglie queste sue parole: «Dica ai miei compagni che sono rimasta fedele al mio ideale».

Il 2  Maggio del 1944 “la detenuta A. Costa è stata seppellita alle 7.30 del mattino senza alcun incidente”, così riporta il fonogramma del Direttore delle Carceri di Copparo, il funerale le fu negato per timore di manifestazioni e tumulti: dietro il feretro,il prete e il Pretore Buono, lungo le  strade, le finestre delle case era obbligatoriamente chiuse per ordine del Segretario del Fascio Locale.

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