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Aumentano nel 2016 le donazioni (+20,3%) e i trapianti (+24,2%), calano le liste d'attesa (-14,8%). Emilia-Romagna prima in Italia per numero di consensi rispetto alla popolazione: quasi 267mila persone hanno detto sì alla donazione

pubblicato il 28/04/2017 10:20, ultima modifica 28/04/2017 13:42
Annunciato il progetto di realizzare un polo di trapianto di rene da cadavere a Ravenna. Il presidente Bonaccini: "Un risultato importante che testimonia la sensibilità della nostra comunità rispetto a un tema di enorme rilevanza". L'assessore Venturi: "Dati che dimostrano la qualità delle competenze, delle professionalità e delle tecnologie del nostro sistema sanitario regionale". Sangiorgi (Crt): "Grande lavoro di squadra". Al via la nuova campagna di sensibilizzazione della Regione: "Scegli la vita, diventa donatore"

Bologna - Nel 2016 in Emilia-Romagna aumentano del 20% i donatori e del 24,2% i trapianti. Di conseguenza, le persone in lista d’attesa scendono da 1.272 a 1.084 (-14,8%), la metà delle quali provenienti da altre regioni. Sono poi oltre 276 mila i cittadini (276.260) che hanno registrato la propria volontà sulla donazione degli organi e dei tessuti; di questi, 266.880, vale a dire il 96,6%, lo ha fatto per dire “Sì”: numeri che collocano la regione al primo posto in Italia, assieme alla Valle d’Aosta, per numero di consensi rispetto alla popolazione, e al secondo posto per numero di dichiarazioni rilasciate, sempre in rapporto agli abitanti.

É un bilancio positivo quello che emerge dal Report 2016 del Centro riferimento trapianti dell’Emilia-Romagna e dai dati registrati dal sistema informativo del Centro nazionale trapianti, aggiornati al 3 aprile 2017 e rielaborati dal Servizio statistica regionale. Numeri che permettono anche di pensare ad un nuovo progetto, annunciato oggi a Bologna in conferenza stampa: un futuro polo di trapianto di rene da cadavere, che sorgerà a Ravenna.

“Sono numeri che fanno onore alla nostra comunità e ne testimoniano la sensibilità rispetto a un tema di enorme importanza, che tocca da vicino la salute di tante persone- ha sottolineato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Questi risultati premiano il lavoro che da anni portiamo avanti assieme ad Aido, associazioni di volontariato ed Enti locali; e rendono merito allo sforzo straordinario messo in campo dal Centro riferimento trapianti sul fronte dell’informazione, della sensibilizzazione e della formazione. Inoltre, sono un ulteriore elemento a riprova dell’altissimo valore del sistema sanitario regionale, sul quale stiamo investendo sia nelle strutture che nelle attrezzature diagnostiche e di cura, oltre che nel personale, assumendo nuovi medici, professionisti e operatori sanitari”.

“Questi dati hanno un duplice valore- ha affermato l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi -. Perché da un lato confermano che la cultura della donazione si sta rafforzando, e dall’altro testimoniano la qualità delle competenze, delle professionalità e delle tecnologie delle nostre Aziende sanitarie. Basti pensare alle prime donazioni a cuore fermo, che in Emilia-Romagna vengono già praticate con successo. E stiamo pensando a un futuro polo di trapianto di rene da cadavere a Ravenna, con un iniziale tutoraggio da parte dei chirurghi del Policlinico Sant’Orsola di Bologna e successivamente uno spin-off che renda la struttura indipendente. Certo- ha concluso l’assessore- i margini di miglioramento ci sono e proprio a questo puntiamo con la nuova campagna di comunicazione: diffondere sempre di più la sensibilità verso un tema di enorme importanza come è il trapianto che rappresenta per alcuni ammalati l’unica possibilità di sopravvivere e di migliorare la qualità della vita”.

E per far crescere ancora la cultura della donazione, è in arrivo una nuova campagna di comunicazione della Regione, costruita anche grazie ai risultati di un sondaggio che racconta come gli emiliano-romagnoli vedono la donazione d’organi e tessuti, quali sono le motivazioni positive, le paure e i pregiudizi.

“L’aumento registrato nel 2016 per donazioni e trapianti- ha commentato la direttrice del Crt, Gabriela Sangiorgi- testimonia anche il grande lavoro realizzato da tutti i coordinatori locali delle singole Aziende sanitarie e dal volontariato, un alleato prezioso per diffondere la cultura della donazione. Donazione e trapianto possono crescere solo grazie ad un grande lavoro di squadra, capace di unire pubblico e privato, istituzioni e cittadini e - all’interno delle strutture sanitarie - professionisti con competenze diverse. Basti pensare che per ogni trapianto sono al lavoro oltre 100 persone tra medici, chirurghi, infermieri e tecnici”.

Donatori, trapianti, liste d’attesa
Il numero dei donatori utilizzati è cresciuto progressivamente negli ultimi anni: erano 99 nel 2014, sono stati 118 l’anno successivo e hanno raggiunto quota 142 nel 2016 (+20,3% rispetto a dodici mesi prima). Nel 2016 si sono registrate le prime 5 donazioni a cuore fermo, ora possibili anche in Italia ed effettivamente praticabili in Emilia-Romagna grazie all’organizzazione del Crt e alla qualità delle competenze e delle tecnologie delle Aziende sanitarie.
Le opposizioni dei parenti alla donazione, al momento della richiesta dei medici, sono contemporaneamente scese dal 30,1% del 2014 al 27,6% del 2015 e al 26,1% dell’anno scorso. Una percentuale inferiore rispetto alla media nazionale, inchiodata nel 2016 al 30,3% (era al 30,5% dodici mesi prima).
I trapianti sono cresciuti di una percentuale ancora superiore (complessivamente +24,2%), passando da 313 a 389. Ad essere aumentati percentualmente di più sono stati i trapianti di cuore (28, + 55,5%) seguiti da quelli di fegato (142, di cui 2 da vivente, + 23,4%). I trapianti di rene sono stati 212 (+21,8%), di cui 25 da vivente, sei quelli di polmone (5 nel 2015) e uno multiviscerale (come l’anno precedente).
Tutto ciò ha permesso di ridurre il numero delle persone in attesa di un trapianto: complessivamente, le liste comprendono 1.084 persone, 188 in meno rispetto all’anno precedente (-14,8%), di cui il 50% (520) proveniente da altre regioni. In particolare per il rene si è scesi da 920 persone a 802, per il fegato da 257 a 196, mentre per il cuore le liste sono stabili a quota 49 persone.

I dati del Centro nazionale trapianti
Sono 276.260 - al 3 aprile 2017 - i cittadini dell’Emilia-Romagna che hanno registrato la propria volontà sulla donazione degli organi e dei tessuti presso le Asl, i Comuni e l’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule). 266.880, vale a dire il 96,6%, lo ha fatto per dare il proprio consenso.
Cifre che collocano appunto la regione in testa alla classifica, a pari merito con la Valle d’Aosta, per numero di consensi rispetto alla popolazione; e al secondo posto per numero di dichiarazioni rilasciate, sempre in rapporto agli abitanti. Considerando infatti la popolazione residente in Emilia-Romagna all’1 gennaio 2016 (4.448.146), corrisponde al 6% la percentuale di consensi, la stessa della Valle D’Aosta; seguono al 5,2% il Veneto e al 5% la Lombardia. Guardando invece la percentuale di dichiarazioni, sempre espressa sul numero di residenti, questa sale al 6,2% (seconda, dopo la Valle d’Aosta al 6,3%).
Non solo, perché l’Emilia-Romagna è anche una delle regioni con il maggior numero di Comuni, 242, in cui è possibile registrare il proprio volere sulla donazione di organi e tessuti nel momento del rilascio o del rinnovo della carta di identità. Risultati ottenuti grazie all’impegno della Regione, che attraverso il Crt ha organizzato 34 corsi formando 974 operatori delle anagrafi dell’Emilia-Romagna e promuove da tempo campagne informative ed iniziative di sensibilizzazione, a partire da “Una scelta in Comune” finalizzata proprio a sostenere questa opportunità. I dati - in costante aggiornamento - possono essere consultati sul sito del Sistema informativo trapianti https://trapianti.sanita.it/statistiche 

Gli ospedali dell’Emilia-Romagna in cui si effettuano i trapianti
In Emilia-Romagna si svolgono le attività di trapianto d’organo per rene, rene-pancreas, cuore, fegato, polmone, intestino e multiviscerale. I trapianti d’organo vengono effettuati presso le Aziende ospedaliero-universitarie di Parma, Modena e Bologna, a cui si uniscono, per quel che riguarda il midollo osseo, anche l’Azienda Usl di Piacenza e ospedaliera di Reggio Emilia e per il trapianto di cute l’Ospedale Bufalini di Cesena.
Storicamente il primo trapianto di rene da cadavere è stato eseguito a Bologna il 24 ottobre 1967, il primo trapianto di rene da vivente, sempre a Bologna, il 26 gennaio 1971; il primo trapianto di fegato a Bologna il 9 aprile 1986; il primo di cuore a Bologna il 23 settembre 1991; il 30 dicembre 2000 il primo trapianto di intestino a Modena e il 16 febbraio 2001 il primo trapianto multiviscerale a Modena; il 10 settembre 2001 il primo trapianto di polmone, a Bologna.

La donazione secondo gli emiliano-romagnoli
Per impostare la nuova campagna di comunicazione, con l’obiettivo di promuovere ulteriormente la cultura della donazione e un’adesione ancora più ampia da parte dei cittadini, è stato richiesto all’agenzia che si sarebbe aggiudicata l’incarico di svolgere un sondaggio preventivo per rilevare l’opinione degli emiliano-romagnoli. Swg ha svolto quindi 1.000 interviste tramite questionario strutturato a un campione estratto con criteri proporzionali per genere, età e provincia di residenza.
Sei emiliano-romagnoli su dieci ritengono di essere molto (9%) o abbastanza (51%) informati sulla donazione di organi e tessuti. Superano questa percentuale i ceti più istruiti (65%) e gli anziani (64%), mentre non la raggiungono i millennials - cioè i nati tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 - (54%) e soprattutto i redditi più bassi (48%). 
Molti sono però i dubbi o le convinzioni errate: per il 29% degli intervistati, ad esempio, non serve formalizzare la propria volontà di donare, mentre percentuali ancora alte hanno le idee confuse o errate sulla possibilità di donare ad esempio pancreas (61%), arti (60%), fegato e capelli (54%) o addirittura il cervello (43%). Ci sono poi paure difficili da superare: il 38% degli intervistati ritiene che sia possibile che ad una persona dichiarata clinicamente morta vengano prelevati gli organi prima del tempo, mentre un 30% non sa.
Verso la donazione post mortem è disponibile il 75% degli interpellati (44% certamente, 31% probabilmente). Ma perché donare? Per il 68% per dare a qualcun altro la possibilità di godersi la vita. Per il 36% per generosità, perché piacerebbe riceverla se ne avessero bisogno (23%) o per senso civico (22%). E che cosa invece frena? La paura che il prelievo avvenga prima della morte effettiva (36%) o per motivi religiosi e spirituali (23%), per il sospetto che le donazioni siano legate a interessi economici (21%) o per mancanza di informazioni su come fare (17%).

La nuova campagna “Donare vuol dire essere”
Il focus di comunicazione della nuova campagna è tutto nell’espressione “donare vuol dire essere”, ovvero: se doni sei “più persona”, più te stesso, più autentico. Si rivolge alle persone che hanno dentro di sé la predisposizione al dono che, come racconta il sondaggio, sono la maggior parte degli emiliano-romagnoli, per far scattare in loro una riflessione e una domanda: se ci credo, perché non ho ancora espresso la mia volontà di donare? Una campagna, dunque, che premia la persona nella propria identità e consapevolezza. Obiettivo è coinvolgere emotivamente per spingere ad agire. Per questo “Organi, tessuti e cellule DONARE VUOL DIRE ESSERE” si completa nell’invito esplicito a compiere un gesto: “SCEGLI LA VITA, DIVENTA DONATORE - Scopri come su www.unasceltaconsapevole.it”. La campagna sarà declinata attraverso vari strumenti, che conterranno di volta in volta le indicazioni specifiche sul come e dove dichiarare la propria volontà di donare: dalle locandine, agli annunci sui social, ai totem negli uffici anagrafe.  /EC
 

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