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Bilancio delle attività di sostegno psicologico Covid

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pubblicato il 01/06/2021 14:46, ultima modifica 01/06/2021 14:46
Il 31 maggio è terminata l’attività dei numeri telefonici dedicati al sostegno psicologico a cittadini e operatori sanitari con problemi correlati al Covid. Ma nessuno verrà lasciato solo: dal 1° giugno rimane disponibile il consueto numero del Servizio di Psicologia Clinica Territoriale 0532-235428

Tempo di bilanci, quindi, per il servizio attivato dall’Azienda USL di Ferrara in due fasi: la prima nella primavera del 2020, in occasione del primo lockdown, quando gli ambulatori erano chiusi, e la seconda iniziata il 2 novembre 2020 e sospesa appunto il 31 maggio 2021.

In questa ultima fase sono arrivate al numero verde dedicato un centinaio di chiamate, prese in carico da psicologi-psicoterapeuti Uonpia, Servizio di Psicologia Clinica, Serd e Spazio Giovani che hanno gestito il servizio a turni.

A chiamare non sono stati tanto i professionisti sanitari in prima linea nell’emergenza, quanto i cittadini, in particolare familiari di ricoverati, persone in quarantena e persone che hanno affrontato il lutto di congiunti. A loro è stata garantita l'attività di ascolto e contenimento emotivo, consulenze e strategie di coping e riduzione dello stress.

Specie nell’ultimo periodo, sono arrivate telefonate dai familiari di pazienti giovani, sulla cinquantina, ricoverati in terapia intensiva, ai quali è stato fornito il numero direttamente dal personale del reparto per aiutare ad affrontare situazioni critiche.

A volte la richiesta fa riferimento a come comunicare ai bambini la gravità della malattia di un congiunto e l'eventuale peggioramento. In altri casi si tratta di familiari di pazienti in rianimazione, anch'essi in quarantena, che necessitavano di un sostegno piscologico per via delle notizie traumatiche e di indicazione per la gestione dell'angoscia e ansia.

Un tema che spesso fa da filo conduttore alle tematiche delle richieste è la gestione e l’accudimento di pazienti in quarantena molto anziani e non di rado con forme di demenza. Questo espone i familiari caregiver, oltre alla normale preoccupazione per lo stato di salute del parente, a nuove forme di convivenza con nuovi equilibri nelle dinamiche della famiglia, una riduzione delle fonti di aiuto e ad un isolamento ed impoverimento delle attività del caregiver. Non da ultimo la demenza rende difficile, da parte del paziente, la comprensione dei cambiamenti, a volte anche tragici, indotti dalla situazione.

Ci si può trovare inoltre a dover comunicare il decesso di una persona cara, morta con il Covid, ad un familiare molto anziano, in quarantena, con l’impatto che avrà la notizia sulle sue condizioni psicofisiche. Complicano inoltre la situazione i limiti, imposti dalla positività, nella possibilità di sostenerlo psicologicamente e stargli accanto nel periodo successivo alla comunicazione della notizia, da parte dei parenti non positivi.

L’ospedalizzazione di persone care, la possibilità concreta di perderle si aggancia non di rado a situazioni traumatiche o luttuose precedenti, per cui stimoli, di per sé neutri, diventano fonte di angoscia (ad esempio il timore di “quella telefonata”). Anche gli operatori sanitari che hanno chiamato il numero verde hanno riportato i vissuti legati a situazioni, che osservano per via del proprio lavoro, agganciandole a vicende personali.

Si nota inoltre la difficoltà nel farsi una idea chiara del quadro clinico dei familiari ospedalizzati, che lascia spazio ad angosce e nefaste fantasie, sia per via di una giustificata assenza di conoscenza della terminologia medica da parte dei familiari, sia perché il bollettino medico viene letto al telefono, con una conseguente riduzione dell’interazione e riduzione della comprensione della situazione clinica.

Per quanto riguarda la quarantena, le complicazioni riportate sono l’azzeramento della propria routine, delle attività e delle relazioni e in generale di una rottura del proprio equilibrio. Il tutto in aggiunta, per i cittadini in quarantena in strutture apposite, ad una situazione psicofisica non delle migliori.

In conclusione, il bilancio di questi mesi conferma l’importanza delle attività supplementari di supporto psicologico, ora sospese perché le chiamate sono calate e sono gestibili senza predisporre una linea telefonica dedicata.

Nella foto, alcune delle operatrici che si sono occupate del servizio. Da sx: Nadia Bertolotti, Silvia Barbaro, Sandra Vicenzi e la responsabile Cristina Meneghini, Giada d'Amico

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