Bondeno, da venerdì 8 ottobre partono i Cafè della Memoria
Il primo appuntamento è dunque fissato per questo venerdì alle ore 17.00 presso il Centro 2000 di viale Matteotti. L’ingresso deve avvenire previa registrazione nei giorni precedenti, contattando lo 0532 884318 oppure la mail cdcdbondeno@ausl.fe.it. Obbligatorio poi che tutti i partecipanti siano in possesso del Green Pass.
Il “Cafè per la Memoria” è una delle importanti attività sostenute dall’Azienda USL di Ferrara per aiutare le famiglie che assistono i pazienti affetti da demenza. Un punto di riferimento stabile, nell’ambito dell’Accordo di Programma per il potenziamento della rete di servizi per le malattie dementigene nella provincia di Ferrara, attivo dal 2010 nel Distretto Ovest grazie alla collaborazione dell’Associazione Alzheimer “Francesco Mazzuca” Onlus con sede a Cento.
Durante la pandemia Covid-19 è stato necessario ripensare le modalità di svolgimento dei Cafè della Memoria con lo scopo di garantire un servizio fondamentale sia per i familiari-caregiver che per i pazienti, che da anni seguono con entusiasmo e costanza le attività del Cafè.
Fin da marzo 2020 le attività sono state rimodulate utilizzando strumenti da remoto, come chiamate e videochiamate, che hanno consentito di mantenere il contatto sia con i familiari che con i pazienti. Il contatto umano consentito dall’attività in presenza è comunque insostituibile. Uno degli ostacoli fondamentali alla ripresa delle attività è stata quindi la ricerca di ambienti extra ospedalieri in regola con le normative anti-Covid.
Fin dalle prime esperienze olandesi gli “Alzheimer Cafè” sono stati collocati in strutture territoriali “di prossimità”, vicine alla popolazione seguita e, quindi, adatte a rispondere alle esigenze di accessibilità di un’utenza fragile. La fragilità è una caratteristica non solo della persona malata, ma anche dei suoi caregivers, tenendo ben in mente alcuni obiettivi fondamentali: il superamento dello stigma legato alla demenza, la socializzazione (il superamento della solitudine nella cura), la formazione (l’arricchimento delle competenze di chi cura).
Anche le esperienze ferraresi confermano che questi progetti di inclusione sociale portano in sé una valenza “terapeutica”: nelle demenze gli interventi psico-sociali hanno la stessa dignità di quelli farmacologici e devono far parte di un disegno unitario che garantisca la presa in carico complessiva della persona malata e dei suoi familiari.