Emorragia digestiva: territorio ed ospedali in rete. Un convegno della società medico chirurgica
Il sanguinamento acuto del tratto digestivo costituisce la più comune emergenza gastroenterologica con una incidenza 50 e 150 casi ogni 100.000 abitanti. L’emorragia può derivare dalle diverse sedi dell’apparato gastrointestinale come esofago, stomaco, duodeno, intestino e colon retto. Nell’ottica di garantire a tutti i cittadini della provincia pari opportunità di accesso e omogeneità di trattamento è stato elaborato un percorso clinico assistenziale per la gestione del paziente con emorragie (sia varicose che non varicose) del tratto gastro intestinale superiore e del tratto inferiore.
I bisogni sanitari del cittadino vengono assicurati da una serie di ospedali in rete in base a principi di qualità, equità e specializzazione, attraverso un processo assistenziale che parte dall’attivazione dei servizi di emergenza per finire con una valutazione e un tempestivo invio alla struttura in grado di offrire cure qualificate e appropriate in condizioni di sicurezza.
Lo scopo dell’incontro con tutti i professionisti è di fornire le linee guida per un precoce riconoscimento dell’emorragia digestiva nelle fasi di stabilità ed instabilità emodinamica, calcolando la stratificazione del rischio e garantendo un’adeguata gestione del paziente. Oltre che un corretto ed omogeneo iter diagnostico ed un tempestivo trattamento specifico. Questo percorso è garantito dalla presenza di un’unica rete provinciale di servizi integrata nelle funzioni, con competenze differenziate e che consente la gestione coordinata delle quattro strutture ospedaliere pubbliche. Tutto questo secondo il modello organizzativo di rete clinico-assistenziale che assicura la presa in carico del paziente mettendo in relazione professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e socio sanitari di tipologia e livelli diversi. Il modello in rete permette di stabilire, in base ai dati clinici ed alle caratteristiche dell’ospedale di provenienza, quando e se il paziente può ritornare all’ospedale di provenienza o se deve essere trattenuto al S. Anna in reparti specialistici di secondo livello.
Tale organizzazione favorisce la riduzione della mortalità e la riduzione dei tempi di ospedalizzazione e dei ricoveri inappropriati con dimissione protetta del paziente dopo la procedura endoscopica.