Panoramica sul tumore alla mammella a Ferrara. Diagnosticati 400 casi l’anno, la metà grazie allo screening salvavita
Merito dell’efficacia del programma di screening (gratuito in Emilia-Romagna per le donne dai 45 ai 74 anni) considerato un vero e proprio salvavita e garantito anche durante la pandemia.
In occasione dell’insediamento del nuovo Coordinamento regionale dei Centri di Senologia, la responsabile del Modulo Dipartimentale Senologia dell’Azienda USL di Ferrara Angela Gentile e la referente del Centro Screening dell’AUSLFE Caterina Palmonari fanno il punto della situazione a livello locale.
Una panoramica che parte da un dato importante: Ferrara è stata l’unico centro in regione a completare lo screening anche durante il 2020, in piena emergenza coronavirus.
Sono state infatti invitate 50mila donne residenti o domiciliate a Ferrara a sottoporsi allo screening nei tempi giusti, con un ritardo massimo di 2-3 mesi, e in 34mila hanno risposto all’invito, sottoponendosi alla mammografia nei centri di senologia di Ferrara (Cittadella San Rocco), Copparo, Argenta, Portomaggiore, Comacchio, Lagosanto e Cento.
“L’adesione al 70% è alta e soddisfacente rispetto alla media nazionale del 50% - analizza la dottoressa Palmonari – ma c’è ancora uno zoccolo duro di donne che non partecipa perché non percepisce il rischio. Eppure i casi con la diagnosi peggiore vengono individuati in chi non ha mai partecipato nel corso della vita al programma di screening. Per questo il nostro obiettivo è continuare a migliorare e puntare sempre di più sulla diagnosi precoce”.
Delle 34mila donne invitate, 1352 sono state richiamate per approfondimenti di secondo livello per verificare eventuali dubbi. Dal 1° giugno questi esami verranno concentrati al San Rocco dove è arrivato un mammografo dotato di tomosintesi ed è in corso di valutazione l’acquisto di un secondo ecografo di alta fascia per implementare l'attività senologica sia di screening che ambulatoriale in urgenza.
Dal richiamo ‘solo’ 200 casi sono risultati positivi. “Il dato, in linea con la media, rappresenta la metà dei cancri che diagnostichiamo annualmente” spiega la dottoressa Gentile che, oltre allo screening, coordina insieme al PDTA i percorsi di clinica, follow-up, rischio eredo-familiare, dove si sono individuati complessivamente altri 200 casi.
“La prevenzione non ha età” constatano le dottoresse Gentile e Palmonari che, in conclusione, apprezzano l’insediamento di tre rappresentanti di associazioni delle pazienti all’interno del coordinamento regionale: “Per noi non è una novità perché da tempo vengono coinvolte le associazioni di donne per un confronto ad ampio spettro, ma questo riconoscimento istituzionale è importante. Per cambiare le cose bisogna esserci e fare rete”.