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Prendersi cura di chi cura: nuovo progetto di prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici per operatori dell'assistenza

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pubblicato il 23/10/2021 10:01, ultima modifica 23/10/2021 10:01
“Prendersi cura di chi cura”. È l’obiettivo del nuovo progetto redatto dall’Azienda USL di Ferrara per limitare i disturbi muscolo-scheletrici per gli operatori sanitari addetti all’assistenza dei pazienti.

In particolare infermieri, operatori socio-sanitari, operatori tecnico-assistenziali e ausiliari specializzati – a causa dei numerosi e gravosi compiti che richiedono l’impiego di forza manuale – sono maggiormente esposti a fattori di rischio specifici: per questo i disturbi e le malattie acute e croniche della schiena sono più diffusi fra questi lavoratori.

Per tutelarne il benessere, è nato quindi il maxi progetto “Prevenzione disturbi muscolo scheletrici lavoro correlati” che comprende l’istituzione di un gruppo interaziendale di fisioterapisti esperti, l’attivazione di corsi sulla corretta movimentazione dei pazienti in ambito sanitario e appunto il corso “Prendersi cura di chi cura” che si svolgerà tra ottobre e dicembre 2021 all’interno delle Case della Salute di Bondeno, Comacchio, Copparo e Portomaggiore.

Il corso rivolto a infermieri, Oss, ostetriche, fisioterapisti, tecnici di radiologia e tecnici di laboratorio delle Case delle Salute è volto all’apprendimento di esercizi e comportamenti utili a prevenire le problematiche muscolo scheletriche lavoro-correlate e culminerà nella stesura di un catalogo di gli ausili per la movimentazione dei pazienti.

Un'idea, quella della presa in carico degli operatori anche da questo punto di vista, che arriva dal consigliere regionale Fabio Bergamini. "Ho ricevuto sollecitazioni in questo senso da vari operatori - spiega - e mi sono rivolto alla dottoressa Calamai che si è immediatamente attivata per dar vita a questo protocollo, davvero innovativo. Si tratta di un modo per dare un sostegno e una risposta ai 'nostri' infermieri, che per il tipo di lavoro che svolgono mettono sotto pressione l'apparato muscolo scheletrico. Quella infermieristica è una professione molto importante per il benessere del paziente, e così mi sono ripromesso di promuovere un progetto che, a sua volta, tuteli il benessere di questi importanti operatori. Si tratta di un punto di partenza che andrà strutturato, e del quale siamo molto soddisfatti" conclude il consigliere Bergamini.

"Da sempre siamo convinti dell'importanza della professione infermieristica - rimarca la direttrice generale dell'Ausl di Ferrara, Monica Calamai - e questo progetto ne è una ulteriore conferma. Inoltre la tutela della salute fisica degli operatori è una delle mission importanti per questa nostra azienda, e la presa in carico a tutto tondo che il progetto contempla, profondamente innovativa, è un ulteriore importante passo in questa direzione".

Lo scopo è lodevole e particolarmente sentito tra il personale” conferma Marika Colombi, dirigente Infermieristica-Tecnica che conosce da vicino “gli elevati carichi di lavoro negli operatori sanitari: sollevamento/trasferimento manuale di pazienti e carichi, spinta di letti, barelle e carrelli, posture fisse o incongrue mantenute per tempi prolungati, frequenti piegamenti, torsioni del tronco, scarse possibilità di pausa, lavoro “sotto pressione” sono solo alcuni degli aspetti che si ritrovano ad affrontare quotidianamente e su cui è necessario agire preventivamente”.

Contesto epidemiologico. Sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stato calcolato che nel mondo ogni anno vengono persi 818.000 DALY (disability-adjusted life years) per mal di schiena (Punnett et al., 2005).

In Europa circa il 24% dei lavoratori appartenenti all’UE-25 (stati membri precedenti al 2007) riportano sofferenza alla schiena e il 22% si lamenta riguardo al dolore muscolare, entrambe le condizioni presentano percentuali maggiori di prevalenza nei nuovi stati membri, rispettivamente del 39% e 36%. Le malattie e gli infortuni legati al lavoro in sanità rappresentano un costo per l’Unione europea stimabile in circa 476 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo alcune stime epidemiologiche, almeno cinque milioni di lavoratori svolgono abitualmente attività lavorative che prevedono la movimentazione manuale dei carichi. L’INAIL ha assicurato nel 2013 circa 1 milione di addetti: 800mila nella Sanità e 200mila nell’Assistenza sociale, con un calo costante negli ultimi 5 anni (erano 1,2 milioni nel 2009). Il 50% si concentra al Nord, il 30% nel Mezzogiorno e il 20% al Centro.

In particolare, per quanto riguarda la regione Emilia-Romagna, i dati registrati da INAIL nel 2017 mostrano come le malattie professionali “del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo” denunciate, sono state il 71,43%; di cui il 21,98% riguardavano il rachide, il 27,39% l’arto superiore, il 3,29% l’arto inferiore e il restante 18,76% altre patologie osteomuscolari. Sempre nel 2017 le patologie muscolo-scheletriche dovute a sovraccarico biomeccanico sono state 38%. Per quanto riguarda l’ambito sanitario, dalla letteratura si evidenzia un’associazione positiva tra la patologia muscoloscheletrica del rachide e di altri distretti e l’attività di operatore sanitario caratterizzata da fattori di rischio biomeccanico.

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